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di Francesca Curti

Introduzione
Il progetto Firb, I Savelli e gli Orsini nella Roma dei papi, coordinato da Cecilia Mazzetti di Pietralata e promosso dall’Università degli Studi di Chieti “Gabriele D’Annunzio” e dall’Università degli Studi di Salerno aveva tra i suoi obiettivi principali quello di svolgere attività di ricerca d’archivio e di studio sulla famiglia Savelli nell’arco dei secoli XV-XX (Unità di ricerca di Chieti).

Il lavoro si è articolato in diverse fasi; dapprima si è valutata la consistenza dei fondi inerenti l’argomento, conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, l’Archivio Storico Capitolino e l’Archivio Segreto Vaticano, poi si è proceduto ad approfondire le ricerche sulle questioni più importanti riguardanti la storia familiare, politica ed economica con un focus incentrato sugli interessi artistici dei personaggi più rappresentativi del casato.
Uno dei punti cardine del progetto ha riguardato la schedatura di parte dell’archivio Savelli conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. Grazie ad una convenzione stipulata tra l’Università di Chieti e l’Archivio di Stato di Roma, che custodisce l’archivio vero e proprio della famiglia nonché un corposo nucleo di documentazione sui Savelli nell’Archivio Giustiniani e in misura minore nel fondo Miscellanea famiglie, è stato possibile realizzare un database di una selezione di buste dell’archivio Savelli; il lavoro di schedatura analitica ha permesso di reperire importanti informazioni che colmano le ampie lacune finora esistenti sulla storia famiglia Savelli1.
Si presenta, quindi, il frutto di tale lavoro, proponendo a corredo una panoramica su tutti i fondi consultati con un aggiornamento su alcune novità riguardanti l’archivio Savelli venute alla luce nel corso delle ricerche che si spera possano aiutare gli studiosi che vogliano addentrarsi tra le carte di questa importante famiglia baronale romana.

L’archivio Savelli nell’archivio Sforza Cesarini presso l’Archivio di Stato di Roma.
L’archivio della famiglia Savelli si conserva all’interno di quello della famiglia Sforza Cesarini presso l’Archivio di Stato di Roma. È costituito da circa 415 tra buste e registri e raccoglie documenti relativi ai rami di Albano, Ariccia e Palombara, nonché parte dell’archivio Peretti Montalto, a seguito dell’estinzione di questa famiglia nei Savelli2. Esso pervenne agli Sforza Cesarini nel 1744, sebbene questi fossero divenuti eredi legittimi della casata dei Savelli già nel 1712, alla morte dell’ultimo discendente diretto, in linea maschile, Giulio Savelli (1624-1712)3

Il patrimonio dei Savelli, infatti, fu ereditato dai discendenti della sorella di Giulio, Margherita († 1690), sposata a Giuliano Cesarini (1618-1671), duca di Civitanova, e più precisamente dal nipote della Savelli, Gaetano Sforza Cesarini (1624 - 1727), figlio di Federico (1651 - 1712), dei duchi Sforza di Santafiora, e di Livia Cesarini (1650 ca. - 1711), la quale, dopo una lunga controversia giudiziaria con la sorella Clelia, moglie di Filippo Colonna, era riuscita ad ottenere l’assegnazione della primogenitura Cesarini, essendo estinta la linea maschile del casato. Gaetano, quindi, dopo la morte della madre nel 1711, del padre e del prozio Giulio avvenute entrambe nel 1712 si ritrovò ad ereditare il titolo e i beni delle famiglie Sforza, Cesarini e Savelli.

Gli Sforza Cesarini tuttavia non entrarono immediatamente in possesso dell’eredità Savelli poiché subito dopo la morte di Giulio tutte le proprietà e le sostanze della famiglia furono confiscate dalla Congregazione dei Baroni, essendo gravate di numerosi debiti. La Congregazione procedette alla liquidazione dei beni per pagare i creditori, vendendo tra l’altro nel 1717 a Filippo Orsini, duca di Gravina il palazzo a Monte Savello, sorto sulle rovine del Teatro di Marcello e simbolo del potere del casato fin dal Medioevo4. Anche l’archivio fu posto sotto sequestro e Clemente XI (1700 - 1721) decise di farlo depositare presso l’Archivio Vaticano in attesa che si concludessero le vertenze relative ai beni Savelli. Fu solamente nel 1741, al termine di complesse controversie giudiziarie e procedure amministrative, che Benedetto XIV (1740 - 1758), con suo chirografo, riconobbe ufficialmente la successione dei Savelli nella persona di Giuseppe Sforza Cesarini (1705 - 1744), figlio di Gaetano5.

All’indomani del riconoscimento, Giuseppe si affrettò a richiedere la restituzione dell’archivio Savelli al papa, che con nuovo chirografo del 15 dicembre 1742 stabilì che esso gli venisse consegnato ad alcune condizioni e cioè che tale consegna dovesse avvenire con formale atto notarile rogato da uno dei notai della Reverenda Camera Apostolica, che da essa fossero escluse le carte riguardanti Albano, divenuta nel 1698 di proprietà della Camera Apostolica, che la famiglia Sforza Cesarini non potesse servirsi in alcun modo dei documenti dell’archivio per procedere contro la Camera Apostolica o la Santa Sede, che dovesse essere redatta una precisa descrizione dell’archivio a spese del duca Sforza Cesarini e che l’archivio dovesse essere messo a disposizione di chiunque vi potesse avere interesse. D’altro canto a Giuseppe Sforza Cesarini fu concessa la facoltà di procedere al recupero della scritture riguardanti il feudo abruzzese di Celano e di Pescina, che erano state consegnate tra il 1714 e il 1717 a Caterina Giustiniani Savelli, seconda moglie di Giulio Savelli, morta nel 17246.

L’Inventarium scripturarum Archivii Sabelli del 1742 e l’archivio Savelli negli inventari Sforza Cesarini di Presutti e Celani.
Si deve a Renato Lefevre il merito di aver rintracciato nei protocolli del notaio della Reverenda Camera Apostolica, Gregorio Castellani, gli atti riguardanti la consignatio dell’archivio Savelli agli Sforza Cesarini, iniziata il 19 dicembre 1742 e conclusasi il 27 settembre 1744, quando fu sancito l’avvenuto definitivo trasferimento delle carte con una quietantia firmata dalla moglie di Giuseppe Sforza Cesarini, Maria Giustiniani, in qualità di tutrice del figlio Filippo (1727 - 1764), essendo il marito da poco deceduto7. L’Inventarium scripturarum Archivii Sabelli, redatto in data 19 dicembre 1742 dal Castellani, assistito dall’archivista della Camera Apostolica, abate Pietro Comestabile, occupa ben 120 pagine del protocollo e venne interamente trascritto e pubblicato da Lefevre nel 1992 in un numero monografico della rivista Miscellanea della Società Romana di Storia Patria8.

Il prezioso lavoro dello studioso risulta tuttora fondamentale per la consultazione dell’archivio Savelli perché egli mise a confronto l’inventario da lui rinvenuto con le carte Savelli descritte nell’Indice dell’archivio dell’ecc.ma Casa Cesarini sotto la voce «Cose diverse», anch’esso trascritto nel citato volume, e redatto (come egli stesso dimostrò) dall’abate Pietro Presutti nel 1876, inserendo accanto ad ogni scheda dell’archivio Savelli conservato dagli Sforza Cesarini l’eventuale corrispondenza con le schede dell’inventario notarile del 1742.

Infatti, secondo quanto ricostruito da Lefevre, la più importante sistemazione dell’archivio Sforza Cesarini dopo l’entrata in possesso da parte della famiglia si ebbe a partire dal 1872, quando Presutti, in qualità di archivista della casa, chiese al duca Francesco di poter riordinare l’archivio. Accordatogli il permesso, l’abate consegnò nel 1876 il frutto dell’impegnativo lavoro in due grossi tomi che costituiscono ancora oggi la base per la consultazione dell’archivio Sforza Cesarini. Sebbene assai precisa e dettagliata, la schedatura del Presutti non è tuttavia completa, poiché da essa rimangono escluse molta corrispondenza epistolare e le carte amministrative e contabili. A partire dal 1877 Presutti procedette alla sistemazione manuale e alla numerazione progressiva dell’archivio Sforza Cesarini, che furono probabilmente completate all’inizio del Novecento da Eugenio Celani, anch’egli al servizio come archivista degli Sforza Cesarini. A quest’ultimo si deve anche la realizzazione della Rubrica che elenca in maniera alfabetica le persone rilevanti citate nell’Indice di Presutti e di un altro Inventario che descrive sommariamente ogni busta da n. 1 al n. 16239.
Nel 1992 l’archivio Sforza Cesarini fu versato all’Archivio di Stato di Roma e in quell’occasione furono redatte le tavole di raffronto con l’inventario Celani, e venne realizzato l’inventario delle unità archivistiche escluse dall’Indice di Presutti, che furono raggruppate nella sezione denominata Parte II, mentre la documentazione schedata da Presutti e Celani venne indicata come Parte I10.

Le carte Savelli e Peretti nell’archivio Giustiniani presso l’Archivio di Stato di Roma.
Sulla base di quanto stabilito nel chirografo di Benedetto XIV del 1742, dall’archivio Savelli dovrebbero mancare solo parte della documentazione relativa al feudo di Albano, che, secondo Lefevre potrebbe trovarsi nelle busta dal 15 - 75, 539 - 540 e 1754 - 1756 del Camerale III, e parte di quella concernente il possedimento di Celano, che venne versata tra il 1714 e il 1717 a Caterina Giustiniani Savelli (1648 - 1724), seconda moglie di Giulio Savelli. In realtà tra le carte della nobildonna confluite nell’archivio della famiglia Giustiniani conservato anch’esso presso l’Archivio di Stato di Roma si trova un troncone degli archivi Savelli e Peretti, contenuti nelle buste 62-102, riguardante in buona parte documenti appartenenti al marito di Caterina, Giulio Savelli, e a suo cognato il cardinale Paolo Savelli Peretti, erede per parte materna del patrimonio dei Peretti Montalto, il quale, alla sua morte nel 1685, lasciò tutti i suoi beni al fratello Giulio. Si può ipotizzare che Caterina Giustiniani Savelli, nel momento in cui l’archivio Savelli venne trasferito presso l’Archivio Vaticano, non consegnò alcune delle carte del marito che, in quanto erede del cardinale Paolo, contenevano anche documentazione di quest’ultimo.
Questo troncone dell’archivio Savelli finì probabilmente nell’archivio Giustiniani dopo la morte di Caterina nel 1724, come confermerebbe il fatto che la rubricella dell’Armario unico Savelli presso l’archivio Giustiniani fu redatta successivamente e a parte rispetto al riordinamento generale concluso da Cesare Giuseppe Bianchi nel 172911.

I documenti Savelli nella Miscellanea famiglie presso l’Archivio di Stato di Roma.
La documentazione della Miscellanea famiglie proviene prevalentemente dall’archivio di monsignor Nicola Maria Nicolai, dal Tribunale criminale del Governatore e dall’archivio della Camera Apostolica. Intorno al 1963 la Miscellanea si arricchì di altri fondi quali spezzoni di archivi, raccolte, collezioni fino a quel momento senza collocazione, conservati in Soprintendenza archivistica oppure autonomamente12. La raccolta dei documenti relativi alla famiglia Savelli è composta da 100 unità archivistiche, che coprono un arco cronologico che va dal XVI al XX secolo. Si tratta di incartamenti riguardanti cause giudiziari, lettere, suppliche e alberi genealogici dei vari rami dei Savelli13.

L’archivio del ramo dei Savelli di Rignano nell’archivio della chiesa di S. Pudenziana presso l’Archivio di Stato di Roma.
Un’importante scoperta emersa nell’ambito delle ricerche promosse dal progetto Firb riguarda la presenza nell’archivio della chiesa di S. Pudenziana conservato presso l’Archivio di Stato di Roma dell’archivio familiare dei Savelli di Rignano, un ramo cadetto del casato, di cui finora si erano perse in gran parte le tracce e sul quale gli studi non si erano mai soffermati forse perché ritenuto una linea spuria. In realtà i Savelli di Rignano appartennero a tutti gli effetti alla nobile casata romana: discendevano, infatti, da quel Paolo Savelli, capitano della Repubblica di Venezia, alla morte del quale avvenne la divisione dei Savelli in vari rami. Un nipote di Paolo, Pandolfo, ebbe il feudo di Rignano, dove si stabilì; i suoi discendenti si confinarono nella proprietà acquisita, mantenendo nei secoli una connotazione locale. L’archivio pervenne ai padri di S. Pudenziana per via ereditaria, poiché l’ultimo discendente dei Savelli di Rignano, Luzio, morendo nel 1728 senza figli, decise di lasciare i suoi beni all’istituzione religiosa. Esso è composto da 66 filze e registri e contiene sia atti amministrativi e giudiziari riguardanti la famiglia precedenti il lascito sia documenti propri dell’amministrazione cistercense del patrimonio oggetto dell’eredità, e coprono un arco temporale che va dal 1508 al 180814.
Grazie allo studio dei documenti conservati nell’archivio dei Savelli di Rignano, si è potuta ricostruire la storia della famiglia, dei possedimenti e degli interessi artistici di questo casato. Tali studi hanno permesso anche di scoprire che nel 1607, quando Luzio Savelli, figlio di Onorio, fu costretto a vendere il feudo di Rignano ai Borghese, la famiglia si trasferì a Roma, dove la sorella di questi, Diana, vedova di Enrico Orsini, signore di Stimigliano, comprò un palazzo al Quirinale, che divenne la dimora ufficiale dei Savelli di Rignano fino alla morte dell’ultimo discendente15.

La Miscellanea Savelli e la Curia Savelli presso l’Archivio Segreto Vaticano.
L’Archivio Segreto Vaticano conserva 11 buste contenenti per lo più documenti di natura prettamente contabile che va sotto il nome di Miscellanea Savelli e 112 filze (anni 1512 - 1647) e 75 registri (anni 1520 – 1650) spettanti alla magistratura della Curia Savelli o Corte Savella il tribunale e carcere di proprietà dei Savelli sin dal 1375 in virtù della loro carica di Marescialli di Santa Romana Chiesa e custodi del conclave, soppresso nel 1652 da Innocenzo X. Tale documentazione apparteneva all’archivio Savelli, insieme al quale fu trasferita presso l’Archivio Vaticano all’indomani della morte di Giulio Savelli per volere di Clemente XI. Seguì però una sorte diversa rispetto a quella delle altre carte Savelli perché rimase evidentemente esclusa dalla consegna dell’archivio agli Sforza Cesarini nel 1742. Essa si conservava insieme nel fondo denominato Curia Savelli. Solo recentemente si è proceduto ad uno spoglio sistematico delle carte che ha consentito l’individuazione di un consistente complesso documentario riferibile alla Corte Savella e di un piccolo nucleo di documenti relativi all’amministrazione della famiglia. A causa del cattivo stato di conservazione del materiale non è stato possibile effettuare una schedatura analitica dei documenti che, in alcuni casi, sono stati esclusi dalla consultazione16. Si segnala, tuttavia, che un’altra parte assai consistente dell’archivio della curia Savelli si conserva all’interno dell’archivio Sforza Cesarini nelle Parte II.

L’Appendice Savelli nell’archivio Cardelli presso l’Archivio Storico Capitolino e nuovi ritrovamenti sui libri contabili dei Savelli.
Nell’archivio Cardelli conservato presso l’Archivio Storico Capitolino si trova un nucleo di documenti che va sotto il nome di Appendice Savelli perché raccoglie 116 tra registri e buste riguardanti in gran parte la contabilità delle famiglie Savelli e Peretti. Come ricostruito da Elisabetta Mori questo gruppo di carte pervenne ai Cardelli nel periodo in cui, in seguito alla morte di Giulio Savelli, la Congregazione dei Baroni sequestrò i beni dell’eredità Savelli che vennero in parte venduti per pagare i creditori, il più importante dei quali era Antonio Cardelli. I Savelli avevano probabilmente contratto l’ingente debito che ammontava a circa 6.000 scudi con il padre e il nonno di Antonio intorno alla seconda metà del Seicento. Secondo quanto tramandato oralmente dalla famiglia Cardelli sembra che questa documentazione sia giunta come pagamento del debito17.

Chiunque si sia imbattuto nel corso delle proprie ricerche nello studio dell’archivio Savelli presso l’Archivio di Stato di Roma si sarà reso conto che i documenti contabili in esso conservati sono decisamente esigui e che anche le carte dell’Appendice Savelli non possono rappresentare tutta la contabilità Savelli in quanto parziali e per gran parte riguardanti l’amministrazione Peretti Montalto. Nel corso delle ricerche sui Savelli promosse dal progetto Firb sono stati rinvenuti alcuni incartamenti riguardanti i libri contabili posseduti dalla famiglia che gettano una luce nuova sulle vicende che hanno coinvolto queste carte. Infatti, da essi si evince che i libri dell’amministrazione Savelli non facevano parte dell’archivio familiare vero e proprio ma erano conservati in un altro locale adibito a Computisteria e il 14 aprile 1717 furono consegnati con atto ufficiale notarile al contabile dei creditori dei Savelli, che li tenne presso la propria abitazione perché fossero messi a disposizione di chiunque vi avesse interesse. Il verbale di consegna contiene la descrizione analitica di tutto il materiale contabile che Caterina Giustiani Savelli, vedova di Giulio, si impegnava a cedere. Si tratta di più di quattrocento registri contabili e centinaia tra filze, «rotuli», «ristretti» e «stracciafogli», una parte dei quali evidentemente finì nella mani di Antonio Cardelli, mentre la restante parte seguì percorsi diversi in corso di accertamento18.

Il database.
Uno dei punti cardine del progetto Firb 2013 ha riguardato la schedatura analitica di parte dell’archivio Savelli conservato presso l’Archivio di Stato di Roma ad opera dei borsisti Marco Cavietti, Belinda Granata e Francesca Parrilla19. I dati di settantadue buste sono stati inseriti in un database in formato excel che prevede i seguenti campi: il fondo, la segnatura, gli estremi cronologici, il contenuto, la tipologia, le note, gli antroponimi e i toponimi.
FONDO: l’Archivio Sforza Cesarini all’interno del quale è conservato l’archivio Savelli
SEGNATURA: indicazione del numero della busta
ESTREMI CRONOLOGICI: sono indicate le date del documento più antico e di quello più recente
CONTENUTO: descrizione di ogni singolo fascicolo o foglio sciolto contenuto nella busta. Si è riportato tra virgolette l’intitolazione originale qualora sia presente. In caso di assenza si è attribuita una denominazione ricavata dall’analisi del documento.
TIPOLOGIA: descrizione estrinseca del documento
NOTE: eventuali osservazioni in merito al contenuto delle buste
ANTROPONIMI: è stata inserita per cognome e nome ogni persona fisica o giuridica citata nella descrizione del fascicolo o dei fogli sciolti
TOPONIMI: sono stati inseriti quelli presenti nella descrizione del fascicolo o dei fogli sciolti e sono seguiti dal sostantivo che generalmente li accompagna nel testo (vocabolo, tenuta etc.).

 

1. Si ringraziano per la gentilezza, la disponibilità e gli utili consigli il dottor Paolo Buonora, direttore dell’Archivio di Stato di Roma, la dottoressa Orietta Verdi, vicedirettrice e responsabile per conto dell’istituto della convenzione, il dottor Michele Di Sivo, responsabile dei fondi giudiziari e familiari.

2. Bernardino Savelli iuniore sposò Maria Felice Peretti, pronipote di Sisto V, dalla quale ebbe dalla quale ebbe Giulio (1626-1712), Margherita († 1690), e Paolo (1622 - 1685), divenuto cardinale nel 1664, il quale nel 1655 ereditò dallo zio Francesco Peretti i beni e i titoli della famiglia Peretti. Alla sua morte nel 1685 l’intera eredità di Paolo passò al fratello Giulio, cfr. N. Del Re, L’ultimo dei Savelli, Maresciallo di S. R. C., in «Lunario Romano», (1981), p. 43-59.

3. R. Lefevre, Ricerche e documenti sull’archivio Savelli, in «Miscellanea della Società Romana di Storia Patria», XXVI, Roma 1992, pp. 11-16.

4. C. Benocci, Il palazzo Savelli ed il teatro Marcello: contributi e note sull’acquisto degli Orsini e su alcuni restauri ottocenteschi, in «Alma Roma», 25, 1984, 3/4, pp. 14-23.

5. R. Lefevre, cit., p. 17.

6. Ibidem, pp. 16-28.

7. Ibidem, p. 23.

8. Ibidem, pp. 24-25 e p. 221: ASR, Notai della R.C.A., Gregorio Castellani, vol. 410, cc. 900-1120.

9. Ibidem, pp. 4-11.

10. I due tomi di Pietro Presutti, l’inventario (in fotocopia) e la Rubrica (in originale) di Celani e l’inventario della Parte II sono consultabili presso la Sala di studio dell’Archivio di Stato di Roma. L’istituto sta, inoltre, terminando il trasferimento in una base dati dell’inventario Presutti.

11. Una schedatura sommaria della documentazione Savelli e Peretti fu realizzata nel 1928 ad opera di Maria Zappalà, cfr. P. Scatizzi, Introduzione storico-archivistica, in Archivio Giustiniani di Roma. Inventario, a cura di O. Baroncelli, F. Conticello, P. Scatizzi, coordinamento di M. Di Sivo, pp. IX-X, Archivio di Stato di Roma, Sala di Studio, inventario n. 35.

12. E. Aleandri Barletta, Miscellanea famiglie, in Guida generale degli Archivi di Stato, Archivio di Stato di Roma, vol. III, Roma 1986, pp. 1262-1263.

13. Miscellanea famiglie, Archivio di Stato di Roma, Sala di Studio, inventario n. 104, vol. XIII, pp. 217-247.

14. Cistercensi (foglianti) in S. Pudenziana (1481-1846), a cura di M. Grazia Pastura, Archivio di Stato di Roma, Sala di studio, inventario 25/III, n. 36.

15. F. Curti, I Savelli «cadetti»: le dimore al Quirinale e a Montecitorio e gli interessi artistici dei rami di Rignano e Palombara, in Gli Orsini e i Savelli nella Roma dei Papi. Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee, a cura di C. Mazzetti, A. Amendola, in c.d.s.

16. Curia Savelli, a cura di G. Venditti, Archivio Segreto Vaticano 2008, Sala di Studio, inventario n. 1255.

17. E. Mori, L’archivio Savelli Peretti in E. Mori - M. Franceschini, L’archivio Cardelli, Archivio Storico Capitolino, Sala di Studio, inventario n. 165, e n. 170, pp. 799 – 809.

18. F. Curti, I libri contabili dei Savelli in c.d.s.

19. Marco Cavietti ha schedato le buste 4, 9-11, 18, 19, 31, 32, 240-241, 246, 247, 260, 261, 265-267, 269; Belinda Granata le buste 1-3, 7, 22, 35-37, 40, 41, 44-49, 239, 243, 250-252, 256, 257, 273, 274, 280; Francesca Parrilla le buste 5,6, 20, 21, 24, 26-30, 33, 34, 38, 39, 42, 43, 244, 245, 248, 249, 253-255, 256-260, 263, 264, 268, 271, 272, 275, 276.

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