.................................................................................................................................................................................................................
.................................................................................................................................................................................................................


(1622- 1685)

a cura di Belinda Granata

Nato nel 1622 da Bernardino Savelli, principe di Albano, e da Maria Felice Peretti, nipote del cardinale Alessandro Peretti Montalto, Paolo è il terzogenito dei cinque figli nati dalla coppia, due dei quali – Francesco e Alessandro – morti in tenera età, secondo la testimonianza settecentesca di Emmanuele Lucidi; l’unica sorella, Margherita andrà in sposa a Giuliano Cesarini duca di Civitanova Marche, mentre Giulio, sarà di fatto, l’erede dei beni e dei titoli di famiglia. A ventiquattro anni, infatti, Paolo rinuncia alla primogenitura in favore del fratello, che acquisisce pertanto il titolo di Duca di Ariccia, riservato ai primogeniti della Casa, nonché quello di Maresciallo di Santa Romana Chiesa concesso l’anno seguente da Innocenzo X con breve del 13 giugno 1647.

Non si hanno notizie dettagliate circa la sua educazione; le fonti ecclesiastiche sono concordi nel riferire della precoce inclinazione di Paolo verso lo stato ecclesiastico e nel fornire precise informazioni sulle cariche acquisite dal prelato nel corso della sua vita. Abbracciato lo stato clericale poco più che ventenne, Paolo diviene Abate commendatario della ricca abbazia di Chiaravalle a Milano entrando poi in prelatura e, in seguito, viene assunto dalla Reverenda Camera Apostolica in qualità di Chierico di Camera. La sua carriera proseguirà senza indugi fino al concistoro del 1664, quando Alessandro VII lo creerà cardinale assegnandogli la diaconia di S. Maria della Scala lasciata nel 1669 per passare prima al titolo di San Giorgio al Velabro, poi a quello di San Nicola in Carcere nel 1670 e di nuovo San Giorgio al Velabro nel 1678 e infine a Santa Maria in Cosmedin nel 1683.

Se la rinuncia alla primogenitura determinò di fatto l’affidamento delle sorti della casata e della collezione di opere d’arte al fratello Giulio, certo è che Paolo non rimase indifferente a quanto si andava elaborando in quegli anni nel panorama artistico romano, come si evince dall’inedito inventario testamentario dei beni. La passione per l’arte, testimoniata non solo attraverso i quadri commissionati, ma anche nelle numerose richieste di argenti delle più svariate fogge, annotate in maniera copiosa nei libri contabili, doveva giungere nella personalità del cardinale soprattutto dal fronte familiare e con radici lontane. Erano ancora vivi gli echi delle imprese artistiche degli avi Paolo e Federico Savelli, che segnarono in maniera decisiva la formazione della collezione di opere d’arte della casata. Ma il cardinale Paolo era anche l’erede del cardinale Alessandro Montalto, o meglio, del nipote di questi, il cardinale Francesco Peretti, che alla sua morte, nel 1655, gli lascia quasi intatta la splendida collezione accumulata dallo zio. Tra beni mobili e immobili Paolo Savelli riceve, solo per menzionare le cose principali, la villa alle Terme, il palazzo all’Arco di Portogallo – oggi palazzo Fiano Almagià – la terra della Mentana, la villa Taverna a Frascati, un palazzo a Milano, la metà del prezzo di Venafro e molti crediti sullo Stato di Celano; l’inventario di tutte le ricchezze e rarità e opere d’arte presenti nella Villa e negli altri palazzi offre un’idea molto precisa “della grande abbondanza di cose preziose che erano state riunite successivamente dal papa e dai cardinali Peretti” in quei luoghi (Massimo 1836).

Nel lasciare il ricco patrimonio al nipote, il cardinal Francesco aveva obbligato il suo erede, chiamandolo alla primogenitura, ad assumere il nome e l’arme Peretti, ma Paolo, evidentemente restìo a deporre il proprio cognome illustre, risolse creando un’arme distinta in due scudi diversi: a destra lo stemma Savelli e a sinistra quello Peretti. Gli affanni per star dietro a tutti gli obblighi previsti dal lascito testamentario coinvolgeranno Paolo Savelli in molte delle imprese avviate dai Peretti, alcune delle quali di grande prestigio, come quella relativa all’innalzamento della fabbrica di Sant’Andrea della Valle, annoverabile tra i progetti a cui Alessandro Peretti dedicò in vita i suoi sforzi maggiori, soprattutto in termini economici. Alcune carte inedite emerse recentemente chiariscono il ruolo di Paolo nella vicenda della decorazione di Sant’Andrea della Valle e lo indicano come committente dei due affreschi laterali del coro, eseguiti, come è noto, da Carlo Cignani in collaborazione con Emilio Taruffi raffiguranti La condanna di Sant’Andrea e L’arrivo ad Ancona del cardinale Bessarione con il capo di Sant’Andrea; i libri dei conti del cardinale precisano data, commissione e importo elargito ai pittori, informazioni che ritroviamo anche nel relativo contratto notarile. Nonostante la volontà di mantenere viva la memoria degli antenati, a partire da metà Seicento, Paolo Savelli ebbe un crescente bisogno di denaro non solo per sostenere il tenore di vita familiare che doveva portarlo, di lì a poco più di un decennio, al cardinalato, ma soprattutto per far fronte ai numerosi debiti lasciati in eredità dai predecessori. Il cardinale iniziò ad alienare opere d’arte e la dispersione della raccolta Peretti appena ereditata iniziò attraverso una serie di vendite attuate tra il 1655 e il 1658.

Bibliografia:
L. Cardella, Memorie storiche de cardinali della Santa Romana chiesa scritte da Lorenzo Cardella parroco de SS. Vincenzo ed Anastasio alla Regola in Roma, Roma, 1793, t. VII, pp. 162-163; E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia, e delle sue colonie Genzano, e Nemi, Roma 1796, p. 275; V. Massimo, Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane, Roma 1836; Mazzetti di Pietralata C., Gli inventari Savelli: storia e stile di un’antica famiglia alla sfida della modernità nella Roma del Seicento, in Inventari e cataloghi. Collezionismo e stili di vita negli stati italiani di antico regime, a cura di C.M. Sicca, Pisa 2014, pp. 107-128), B. Granata, Tra memoria e innovazione. Tendenze e aspetti nel collezionismo del cardinale Paolo Peretti Savelli (1622- 1685), in Gli Orsini e i Savelli nella Roma dei papi. Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee, Atti del Convegno (Salerno, Università degli Studi di Salerno 27 aprile 2016; Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, 3 maggio 2016; Roma, Archivio di Stato di Roma, Archivio Storico Capitolino, 9-10 giugno 2016), a cura di C. Mazzetti di Pietralata, A. Amendola, in c.d.p.; B. Granata, Il cardinale Paolo Peretti Savelli (1622-1685)e la dispersione della collezione Montalto, Campisano Editore, in c.d.s.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per rimanere costantemente aggiornato sulle nostre attività