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(† 1649)

a cura di Belinda Granata

Figlio di Bernardino Savelli († 1590) e Lucrezia dell’Anguillara († 1617), di Federico non è nota la data di nascita, ma è probabile che possa fissarsi intorno al 1585 o subito dopo, dato che nel 1604 gli viene data in sposa Virginia di Mario Savelli (nata nel 1579), sua cugina e cognata, poichè il fratello Paolo ne aveva sposato tre anni prima la sorella, Caterina (1588-1639). L’unione tra Federico e Virginia però non diede eredi. Sposando due sorelle del ramo dei Savelli di Ariccia, Paolo e Federico di fatto riuniscono, insieme alla famiglia, anche le proprietà dei feudi sabini e dei Castelli Romani.
Federico nel 1608 diventa Generale dell’armi di Ferrara, Bologna e Romagna al posto del fratello e nel 1621 è nominato Luogotenente generale di Santa Romana Chiesa. Fin dall’anno precedente egli risulta essere rappresentante imperiale a Roma, ma è soprattutto impegnato in compiti militari nelle legazioni pontificie. Ricoprirà la carica di ambasciatore cesareo anche in seguito alla morte del fratello Paolo, ovvero dal 1632 al 1634 e poi di nuovo dal 1642 alla morte nel 1649. Agli incarichi diplomatici alterna o accompagna il servizio sul campo come generale nella guerra dei Trent’Anni e nella guerra di Castro. Il doppio onore espose Federico ad accuse e diffamazioni, alle quali reagì con decisione dando alle stampe diversi libelli a difesa delle proprie azioni e a celebrazione della propria carriera, costruendo di sé un’immagine fondata sulla tradizione cavalleresca del valore militare. Di tale attività si conserva molta documentazione nel fondo Sforza Cesarini e nel fondo Giustiniani dell’Archivio di Stato di Roma, e in alcune lettere conservate presso la Biblioteca Angelica di Roma. La pubblicistica da lui prodotta ricorda momenti cruciali e critici della sua carriera militare: la resa di Demmino nel 1631, la battaglia di Wittenweier, la prigionia a Laufenberg in mano protestante cui seguì la successiva fortunosa liberazione nel 1638, e lo scontro prima militare e poi a suon di scritti con Fulvio della Corgna (1644).
Anche il testamento di Federico è documento della propria autorappresentazione e espressione della sua personalità temprata dalle vicende personali, oltreché della volontà di rivendicare il proprio ruolo di committente e collezionista.

L’inventario della quadreria di Paolo ad Ariccia del 1631 comprende anche quadri acquistati da Federico.

Bibliografia: N. Ratti, Della famiglia Savelli, in Della Famiglia Sforza, vol. II, Roma 1795, pp. 297-345; E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano e Nemi, Roma 1796; R. Lefevre, Ricerche e documenti sull’Archivio Savelli, Roma 1992, pp. 149, 153; L. Testa, Presenze caravaggesche nella collezione Savelli, in “Storia dell’arte”, 93/94, 1998(1999), pp. 348-352; G. Brunelli, Soldati del papa. Politica militare e nobiltà nello stato della Chiesa (1560-1644), Roma 2003; I. Fosi, La famiglia Savelli e la rappresentanza imperiale a Roma nella prima metà del Seicento, in Kaiser Hof, Papst Hof 16.-18. Jahrhundert, a cura di R. Bösel, G. Klingenstein, A. Koller, Vienna 2006, pp. 67-76; C. Mazzetti di Pietralata, Paolo e Federico Savelli ambasciatori dell’imperatore. Scambi artistici e musicali tra Roma e Vienna nella prima metà del Seicento, in La dinastía de los Austria. Las relaciones entre la monarquía católica y el Imperio, a cura di J. Martínez Millán, R. González Cuerva, vol. I, Madrid 2011, pp. 1837-1866; C. Mazzetti di Pietralata, Federico Savelli, tugendhafter Adliger, Militär und Diplomat: Die Genese einer Selbstdarstellung zwischen Papsttum und Kaisertum, in Transferprozesse zwischen dem Alten Reich und Italien im 17. Jahrhundert: Wissenskonfigurationen - Akteure - Netzwerke, a cura di S. Brevaglieri, M. Schnettger (Mainzer Historische Kulturwissenschaften vol. 29), Bielefeld Transcript Verlag, 2017 i.c.s.

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