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(1523 - 1587)

a cura di Belinda Granata

Nato a Roma il 28 ottobre 1523, Giacomo era figlio di Giambattista Savelli e Costanza Bentivoglio; la nonna paterna, Camilla Farnese, era cugina di papa Paolo III. Studioso di latino e greco e laureato in legge a Padova, Giacomo Savelli intraprese la carriera ecclesiastica già nel 1539, a soli sedici anni, ricevendo la porpora l’anno successivo e la diaconia di S. Lucia in Silice; nello stesso 1540 inizia ad amministrare la diocesi di Nicastro, incarico che proseguì fino al 1554. Nel 1543 optò per la diaconia dei SS. Cosma e Damiano, nel 1552 per quella di S. Nicola in Carcere Tulliano e nel 1558 per S. Maria in Cosmedin. Nominato vescovo di Teramo nel 1545 e vescovo di Gubbio nel 1555, dal 1551 al 1555 fu anche governatore della Marca; due anni più tardi entrò a far parte della Congregazione del Sant’Uffizio. L’intercessione del cardinale Alessandro Farnese gli valse l’assegnazione, nel 1560, della diocesi di Benevento, incarico che conservò fino al 1574; ancora nel 1560, fino al 1587, fu vicario generale di Roma e in tale veste emanò una lunga normativa densa di provvedimenti volti alla moralizzazione del clero, alla riforma delle funzioni pastorali dei preti, all’eliminazione degli abusi e al controllo del culto delle reliquie. Insieme con i cardinali Federico Cesi e Giovanni Girolamo Morone viene chiamato nel 1561 a far parte di un comitato che forniva assistenza ai poveri e ai vagabondi e nel 1565 è invitato da Pio IV a far parte della Congregazione per la fondazione del Seminario romano. Morì a Roma il 5 dicembre 1587 e fu seppellito nella chiesa del Gesù alla presenza di trentanove cardinali e cinquanta prelati.

La cappella funeraria nel transetto sinistro del Gesù fu completata solo successivamente da parte degli eredi dopo una lunga gestazione causata dalle vertenze ereditarie, e fu in seguito obliterata nella più tarda sistemazione dell’altare di Sant’Ignazio. Tra gli altri interessi privati del cardinale si deve ricordare il tentativo di risollevare le sorti e la fama della famiglia, facendo confluire gli sforzi sulla discendenza del fratello Bernardino ed affidando ad Onofrio Panvino la compilazione del De Gente Sabella, nel quale reperire i fondamenti storici per attestare l’antichità e la nobiltà della propria casata. La riaffermazione dell’antico e delle proprie radici è probabilmente alla base del recupero delle porte bronzee di Celestino III, provenienti dall’oratorio di S. Giovanni Evangelista al Laterano e portate in casa del cardinale Giacomo il 15 luglio 1587 in cambio di altrettanto bronzo da lui fornito per la fusione delle statue dei santi Pietro e Paolo, per le quali Sisto V andava spogliando i monumenti romani in corso di riedificazione. Le porte, recanti un’epigrafe che le diceva fatte eseguire nel 1195 dal cardinale Cencio Savelli, furono restituite da Bernardino al capitolo e ai canonici lateranensi nel 1589, come indica l’iscrizione apposta nella nuova messa in opera.

Inventario con stima di statue e pezzi antichi, Roma, Palazzo di Montesavello,1587.

Bibliografia: A. Chacón, Vitæ, et res gestæ Pontificvm Romanorum et S. R. E. Cardinalivm ab initio nascentis Ecclesiæ vsque ad Vrbanvm VIII. Pont. Max. 2 voll. Roma 1677; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa, Roma 1793, IV, 232-233; A. Iacobini, Le porte bronzee medievali del Laterano, in Le porte di bronzo dall’antichità al secolo XIII, 2 voll., Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1990, vol. I, pp. 71-95; S. Ostrow, Paolo Sanquirico: a Forgotten “Virtuoso” of Seicento Rome, in “Storia dell’Arte”, 92 (1998), pp. 27-59; F. Mandica, Materiali per servire allo studio della collezione antiquaria Savelli, in “Xenia antiqua”, 9, (2000), pp. 147-150; C. Mazzetti di Pietralata, Gli inventari Savelli: storia e stile di un’antica famiglia alla sfida della modernità nella Roma del Seicento, in Inventari e cataloghi. Collezionismo e stili di vita negli stati italiani di antico regime, a cura di C.M. Sicca, Pisa 2014, pp. 107-128; I. Fosi, Savelli, Giacomo, in Dizionario Storico Italiano, vol. 3, pp. 1384-1385, https://docs.google.com/file/d/0BxyCYHOrRpjvSFMwMGR4ZWRVd28/edit; H.H. Schwedt, Die Anfänge der Römischen Inquisition. Kardinäle und Konsultoren 1542 bis 1600, Herder, Freiburg 2013, pp. 231-232.

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