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(† 1632)

a cura di Belinda Granata

Di Paolo Savelli, come del fratello Federico, non si conosce la data di nascita ma solo quella di morte, il 1632, mentre più definite risultano dai documenti e antiche memorie le notizie biografiche e gli incarichi ricoperti. 
Nato dal matrimonio tra Bernardino Savelli († 1590) e Lucrezia dell’Anguillara († 1617), Paolo condivide con i fratelli – Federico soprattutto - il peso di condurre le sorti della famiglia. Nel 1601 sposa Caterina (1588-1639), sua cugina, figlia di Mario Savelli di Ariccia. Nel 1604 Federico sposerà Virginia, sorella di Caterina; per entrambe le nozze si era resa necessaria la dispensa pontificia, ma i matrimoni, di fatto, riunirono, insieme alla famiglia, anche le proprietà dei feudi sabini e dei Castelli Romani. 
Dall’unione fra Paolo e Caterina nacquero tre figli: Bernardino Savelli (1604- 1658) che sposerà Maria Felice, principessa di Venafro figlia di Michele PerettiFabrizio Savelli (1607- 1659) nominato Arcivescovo di Salerno per rinuncia del cardinale Giulio, suo zio, poi creato cardinale da Innocenzo X e Legato di Bologna; infine Carlotta Savelli (1608-1692) sposa, prima di Pietro Aldobrandini, duca di Carpineto, e poi Scipione II Spinelli, principe di Cariati.
Dei fratelli, Giovanni Battista († 1592) muore prematuramente, Giovanni († 1628), il primogenito, appare personalità ritirata, poco incline agli sforzi necessari per dimostrarsi nobile di rango, mentre Giulio († 1644) è cardinale e oltre a tornare utile con la sua facoltà di voto in un eventuale conclave, per appartenenza politica familiare e in virtù della carica di vice protettore del regno di Germania poteva essere deputato ad esercitare persuasioni. 
È invece insieme a Federico che Paolo creerà un sodalizio durato fino alla sua morte, nel giugno 1632, che li vedrà alternarsi tra incarichi militari e diplomatici al servizio del pontefice e della casa di Asburgo. Entrambi produssero una gran quantità di documentazione, tra lettere e informative inviate alla corte di Vienna in cui è ravvisabile il diverso stile a condurre le situazioni dovuto anche al mutare del contesto politico degli equilibri e del quadro sociale, con il conseguente mutare degli obiettivi assegnati all’ambasciatore. L’appartenenza della famiglia al partito imperiale era talmente evidente e priva di ambiguità che per la corte austriaca impiegare un fratello su un fronte equivaleva a coinvolgere anche l’altro e viceversa e ciò naturalmente valeva anche da parte romana, presso la corte pontificia.

Paolo fu il primo a portare il titolo di Principe di Albano dopo che la città fu eretta a principato per volontà di papa Paolo V, nel 1607; già Generale dell’Armi di Bologna, Ferrara e Romagna, nel 1611 Paolo è nominato Luogotenente generale di Santa Romana Chiesa; qualche anno più tardi, Ferrara, grata ai molti servizi resi dai due fratelli, nel 1621 li ascrisse alla propria cittadinanza e nobiltà. Proprio a quest’epoca è possibile far risalire il vero rilancio della casata dovuto all’incarico dell’ambasciata d’obbedienza da parte di Ferdinando II, cui seguì immediatamente la nomina ad ambasciatore al posto di Federico, incarico che Paolo ricoprì fino alla morte nel 1632. È anche grazie al ruolo diplomatico e alla rete di contatti che ne conseguiva, che Paolo poté essere insignito del Toson d’oro.
Paolo riveste alla perfezione il ruolo di principe romano a guida della casata, che basa su elementi visivi la propria reputazione: ricche cerimonie, sfarzose carrozze, quadri, musici; non è conosciuta una produzione letteraria sua propria, mentre molteplici sono i versi e iniziative musicali a lui dedicate da musicisti e poeti di cui si circondava e che in casa del principe ricevevano regolari provvisioni. Appartiene ai fasti della vita di Paolo la fondazione del Monastero della Madonna di Galloro ad Ariccia poco prima della morte, nell’anno 1631, per celebrare la scoperta sul posto di un’immagine della Vergine.

Inventario della quadreria, Roma 1610
Inventario della quadreria, Ariccia 1631

Bibliografia: N. Ratti, Della famiglia Savelli, in Della Famiglia Sforza, vol. II, Roma 1795, pp. 297-345; E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano e Nemi, Roma 1796; R. Lefevre, Ricerche e documenti sull’Archivio Savelli, Roma 1992, pp. 149, 153; G. Brunelli, Soldati del papa. Politica militare e nobiltà nello stato della Chiesa (1560-1644), Roma 2003; I. Fosi, La famiglia Savelli e la rappresentanza imperiale a Roma nella prima metà del Seicento, in Kaiser Hof, Papst Hof 16.-18. Jahrhundert, a cura di R. Bösel, G. Klingenstein, A. Koller, Vienna 2006, pp. 67-76; C. Mazzetti di Pietralata, Paolo e Federico Savelli ambasciatori dell’imperatore. Scambi artistici e musicali tra Roma e Vienna nella prima metà del Seicento, in La dinastía de los Austria. Las relaciones entre la monarquía católica y el Imperio, a cura di J. Martínez Millán, R. González Cuerva, vol. I, Madrid 2011, pp. 1837-1866; C. Mazzetti di Pietralata, I Savelli come mediatori culturali tra Roma e la corte cesarea, in Wissenskulturen und Erfahrungsräume der Diplomatie in der Frühen Neuzeit: Neuere Ansätze zur Erforschung der internationalen Geschichte, a cura di G. Braun, (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom), De Gruyter editore, Berlino/Boston, i.c.s.

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