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di Alessandro Agresti

Tra i molti porporati, colti e raffinati mecenati delle arti, che si sono avvicendati nel corso dei secoli nella famiglia Orsini, chiuse l’età moderna - morì nel 1789, allo scoppiare della Rivoluzione Francese - il cardinale Domenico Orsini (fig. 1). Originario del ramo di Gravina di Puglia della casata, pronipote di Benedetto XIII (1649 - 1730), nacque a Napoli nel 1719 da Filippo Bernualdo Orsini d’Aragona (1652 - 1734) e Giacinta Ruspoli Marescotti (1689 - 1757). Non venne in realtà indirizzato alla carriera ecclesiastica, ma già alla morte del padre, giovanissimo - aveva appena quindici anni - si trovò a reggere le sorti della famiglia. Principe del Sacro Romano Impero e Conte Palatino, Conte di Muro Lucano e Grande di Spagna, Patrizio napoletano, genovese, veneto, anconetano, fu confermato Principe assistente al Soglio Pontificio nel 1735. Si sposò di lì a poco, nel 1738, con la principessa Anna Paola Flaminia Odescalchi (1722 - 1742) dalla quale ebbe tre figli. Tra questi Filippo Bernualdo (1742 - 1824) successe al padre, divenendo il capo famiglia, mentre Giacinta (1741 - 1759), fine intellettuale al pari del padre, fu una delle poetesse più ammirate della sua epoca: sposò il principe Antonio Boncompagni Ludovisi (1735 - 1805) e morì in giovane età. Ce ne tramanda un’immagine il pittore Pompeo Batoni (1708 - 1787) in uno dei ritratti più belli del Settecento romano (fig. 2), commissionato dal prelato, ora conservato nelle raccolte della Fondazione Roma.

L’anno dopo la morte dell’amata consorte, nel 1743, Domenico fu nominato cardinale in pectore dal pontefice Benedetto XIV (1675 - 1758), che decise tale nomina per la riconoscenza verso Benedetto XIII che a sua volta lo aveva elevato alla porpora. Fu l’inizio di una carriera folgorante che portò il neo eletto cardinale a ricoprire alcune delle cariche più prestigiose della Curia nonché a ottenere privilegi da re Carlo di Borbone (fig. 3). Il fatto che fu il principe di Gravina a porre fine alla compagnia del Gesù, nel 1773, lascia chiaramente intendere il potere acquisito. Domenico creò una vera e propria corte nel suo palazzo romano a Monte Savello, proteggendo poeti, come l’eccentrico Giacomo Diol (1690 circa - 1749), e letterati, come Giovan Battista Vico (1668 - 1744) che gli dedicò un’edizione della Scienza Nuova; frequentò inoltre assiduamente il Teatro Argentina, organizzando accademie di musica. Altrettanto stretti furono i suoi rapporti con pittori, scultori, architetti, argentieri, gioiellieri tra i più valenti del Settecento romano: due mandati di pagamento, conservati presso l’Archivio Orsini dell’Archivio Storico Capitolino, che si riferiscono ad opere di particolare importanza, testimoniano la raffinatezza delle committenze del cardinale Domenico. Il primo pagamento (fig. 4) è per un: “Ritratto d’ambi li di noi figli con due figure favoleggiate” di Marco Benefial (1684 - 1764), del 1746, da identificare con la tela ora presso il Museo di Roma (fig. 5). L’artista, tra i più grandi del Settecento, famoso all’epoca tanto per il suo carattere difficile (venne cacciato dall’Accademia di San Luca) quanto per la sua maestria nel dipingere (fu l’unico artista romano del XVIII secolo ad avere l’onore di un busto in marmo nella Promoteca Capitolina) venne protetto dal principe di Gravina, che promosse la sua opera a Città di Castello (affreschi del Presbiterio del Duomo, 1746 - 1749) e gli richiese sia un suo ritratto in abiti cardinalizi che un ritratto della moglie, al momento disperso. Il secondo mandato di pagamento (fig. 6) è per uno dei più alti raggiungimenti nel catalogo di Placido Costanzi (1702 - 1759): “un quadro in tela di 7, e 5 tagliato di traverso, rappresentante avere il regnante Pontefice Benedetto XIV accomodata la vertenza tra l’Impero e la Repubblica di Venezia”. L’opera, ora in collezione privata a Livorno (fig. 7), ebbe una tale risonanza all’epoca da essere dettagliatamente descritta nel Diario Ordinario del Chracas. Nel fascicolo del 15 gennaio 1752 leggiamo:

"Nella settimana scorsa l’E.mo Sig: Cardinale Orsini mandò in regalo a Sua Santità un Quadro di palmi 7. Di altezza e 5. Di larghezza, ornato di bellissima cornice, essendo il medesimo opera del Sig. Placido Costanzi celebre pittore; in esso si rappresenta l’avere la Santità Sua accomodate le vertenze tra l’Imperatrice Regina di Ungheria, e Boemia, e la Repubblica di Venezia con aver proveduto all’Indigenze spirituali, e Governo delle Anime della Città di Aquleja, e parte di quel Patriarcato situato ne Stati Ereditarj della Casa d’Austria; detto Quadro viene simboleggiato dal Ritratto di Sua Santità in trono a’ piedi del quale vi è la figura della Pace, che invita ad approssimarsi due figure rappresentanti una la Germania, l’altra la Repubblica di Venezia, quali sono con tutti i loro simboli, e in segno di Pace si uniscono le mani destre; vicino al Trono del Papa vi sono due chierici, che rapresentano uno due croci vescovili, e l’altro due Mitrie, significando gli due Arcivescovati eretti da Sua Santità nell’accomodo delle sudette vertenze, e al lato del Trono vi è la figura della Giustizia con i suoi simboli; in alto si vede la Religione, che guarda il Pontefice, e più in alto lo Spirito Santo fra le nuvole, che spira raggi cò quali illumina il volto e il petto di Sua Santità; da una loggia poi si vede della campagna, e poscia il Mare Adriatico, con altre proprie adattate vedute; ed il Santo Padre nel riceverlo mostrò tutto il gradimento verso l’Eminenza Sua."

La tela, in realtà, rappresenta uno dei successi diplomatici del cardinale Orsini, che fu alle prese con i dissapori sorti tra Venezia e l’Austria per la nomina dei metropoliti della diocesi di Aquileia. Con la bolla Iniucta Nobis Benedetto XIV soppresse il patriarcato e lo divise nelle arcidiocesi di Udine e Gorizia. Il dipinto, oltre a celebrare l’operato del Pontefice - e, di riflesso, quello del suo cardinale - mostra, nella raffinata trama di simboli che sostanziano un’immagine colta e ricca di significati, in bilico tra storia e allegoria, la profonda cultura dell’Orsini, e il suo ruolo di primo piano nella storia romana del suo tempo.

  • fig. 1 - Giovanni Paolo Panini, L' incontro tra Carlo di Borbone e Benedetto XIV alla coffee house del Palazzo del Quirinale, particolare, Napoli, Museo di Capodimonte.
  • fig. 2 - Pompeo Batoni, Ritratto di Giacinta Boncompagni Ludovisi Duchessa d'Arce, Roma, Fondazione Roma.
  • fig. 3 - Attestato del cardinale Domenico Orsini conferito a Tommaso Massini, Archivio Orsini, I serie, busta 49, fasc. 30, cas. 2, n. 41. (su gentile concessione dell’Archivio Storico Capitolino)
  • fig. 4 - Mandato di pagamento a Marco Benefial, Archivio Orsini, II serie, n.1464, f. 152 (su gentile concessione dell’Archivio Storico Capitolino).
  • fig. 5 - Marco Benefial, Ritratto di Filippo Bernualdo e Giacinta Orsini con la defunta madre Anna Paola Flaminia Odescalchi, Roma, Museo di Roma.
  • fig. 6 - Mandato di pagamento a Placido Costanzi, Archivio Orsini, II serie, n.1469, f. 220 (su gentile concessione dell’Archivio Storico Capitolino).
  • fig. 7 - Placido Costanzi, La soppressione del patriarcato di Aquileia, Livorno, Collezione Privata.

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